cronaca e immagini a cura del Ten. Alberto Nicolis

 

Lunedi 7 maggio, siamo riusciti a combinare una macchinata, Rivetta, Rolandi ed il sottoscritto, per Tarquinia (trimillenaria cittá della Tuscia) con arrivo all’hotel Aurelia giusto in tempo per fare una ricognizione al poligono di Monte Romano (15 km.) e quindi buona cena con cibi locali ruspanti: prosciutto crudo della Tuscia tagliato a mano, salame, verdure alla griglia e al tegame di ogni tipo, un tagliere con cacio fresco e stagionato; a seguire tagliatelle al sugo di cinghiale e una salsiccia alla brace molto gustosa. Fragole al maraschino per terminare con l’acqua di pozzo (grappa di mele e pere), e limoncello; caffe’ … no grazie; quota fissa 25 euro.

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Sveglia alle 7 in perfette condizioni dopo il sonno del giusto, e abbigliamento di circostanza: uniforme mimetica senza cinturone, scarponi anfibi e basco. Colazione al bar di sotto con cappuccio/brioche (1,80 euro) e poi via per il poligono, lungo la strada fiancheggiata da acquedotto romano. Ci congiungiamo al gruppo del Gen. Repetto e alle 8 un mezzo militare ci porta sulla collina dove è posizionata la struttura che funge da Direzione esercitazioni; siamo accolti molto cordialmente dal gen. Pintus e prendiamo posto in tribunetta per lo show down.

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Il poligono di Monte Romano è il solo poligono di artiglieria rimasto in Italia con quello di capo Teulada in Sardegna; è una base con strutture fisse su una collina che si affaccia su un’ampia spianata dove sono indirizzati i tiri dalle piazzole alle spalle della collina, per una gittata sui 6/7 km.

Su uno schermo viene proiettato lo scenario della esercitazione, gestito da PC militari che recepiscono i dati da visori e laser vari; fuori, oltre la vetrata, il poligono si dispiega a circa 4 km. Sono previsti alcuni interventi per un totale di 65 colpi di FH70, PZH2000 e mortai da 120, da parte di 2 reggimenti dislocati in Sicilia ed in Piemonte.

I tiri si svolgono in piccoli gruppi di colpi; viene annunciato il tipo di intervento, in inglese, viene segnalata la partenza del colpo, e dopo 20 secondi lo si vede esplodere nelle vicinanze dei bersagli; non e’ uno spettacolo brioso e speriamo di essere portati ai pezzi, ma invano. Arrivano due Lince equipaggiati con un sistema computerizzato di puntamento della mitragliatrice, senza che il servente si esponga dalla botola sul tetto. Visioniamo i 4 mortai dislocati mimetizzati ai margini del piazzale, ma non riusciamo a vederli tirare, perche’ ci portano al rancio.

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Ore 13: si va al rancio piuttosto affamati in una luminosa sala mensa che ci propina un menú strettamente concordatario: pasta al sugo marinaro e filetto di pesce impanato, ma prima dobbiamo compilare moduli vari e pagare 6,15 euro, il costo del catering. Poi ci rechiamo alle automobili per liberarci di mimetica e anfibi e tornare “borghesi”. Ringraziamo caldamente il gen. Repetto ed i colleghi genovesi e studiamo cosa fare.

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Rivetta, buon conoscitore di Bracciano, ci porta a visionare l’esterno della scuola, e poi al museo di artiglieria – chiuso per assenza del volontario che lo tiene aperto. Siamo molto delusi e ci consoliamo con un giro ad una bella armeria, poi Rivetta ci porta al museo della Aeronautica, che si stende accanto al lago, ospitato in capannoni un tempo riparo degli idrovolanti di stanza qui. Il museo ci presenta la storia della aeronautica con tanti aerei di ogni tipo, con la loro storia, le missioni che hanno compiuto, i records … una bella visita che ci ricorda quanta parte abbia avuto l’Italia nella storia del volo.